Parla Stefania, l’insegnante di telaio
La combinazione perfetta accade. Era già qualche anno, occupata in un lavoro considerato da molti il simbolo del successo sociale, che intimamente immaginavo di aprire un laboratorio di ricamo, grande passione, che coinvolgesse le mogli e le figlie dei miei amici del Bangladesh che quotidianamente ai semafori mi raccontano delle loro vite. Poi sono stata punta dal “ragno” ed è nata la passione della tessitura. Infine Federica, che nota un porta cellulare tessuto da me e indossato da mia suocera e Federica, si sa, è un’entusiasta coinvolgente. Così, come un sogno di mezza estate, in un incontro in campagna tra bibita al sambuco e reciproca conoscenza nasce l’idea di avviare il laboratorio di tessitura a casa Betania. Era il momento giusto e la giusta occasione.
“Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione”, parafrasando Gaber; era necessario dunque rendere concreto il progetto. Servivano i telai, servivano i filati, serviva lo spazio e soprattutto era necessario capire se tessere interessava qualcuna delle mamme legate a Casa Betania. Per la prima parte mi sentivo in grado di raggiungere l’obiettivo, per la seconda temevo, poiché non è detto che la propria passione sia la passione di altri ma sicuramente la passione di Federica e Maria Livia all’interno di Casa Betania ha reso possibile che quattro tenere donne si affidassero ad una sconosciuta senza alcuna conoscenza dei meccanismi di una casa famiglia. Lo spazio esiste: è il laboratorio “Da tutti i Paesi”.
Uno spazio ristretto anche se ai miei occhi magico, così pieno di stoffe, manufatti (tutti quelli che vorresti realizzare pur non sapendo cucire), con grandi vetrate. Uno spazio da condividere con chi prepara bomboniere e cuce borse e che per ospitarci si restringe in un angolino. C’è un grande tavolo per cui si pensa di utilizzare telai da tavolo. Per i filati ci si affida da una parte alla rete di donatori di Casa Betania, dall’altra alle amiche di tessitura e di ricamo ed anche al mio armadio segreto. I telai invece è necessario acquistarli: bisogna trovare il denaro. Si ritorna così alla combinazione perfetta. Sono venticinque anni che Andrea ed io siamo sposati e decidiamo che ai nostri invitati alla festa possiamo chiedere una donazione per il progetto in luogo dei regali. La cosa più difficile è stato scrivere l’invito: a noi interessava la festa, non i regali e chiedere donazioni un po’ ci imbarazzava. Raggiunta la somma facciamo costruire i telai che finalmente dopo Natale arrivano. Fin qui la cronaca, poi la magia con la prima sorpresa: l’interesse, la generosità anche di chi non invitato ha voluto partecipare alla donazione e poi il legame di molte persone con Casa Betania. Un’amica è l’insegnante di inglese di alcuni dei bambini di Casa Betania che hanno frequentato la vicina scuola media, altre hanno conosciuto mamme che per un periodo sono state ospitate nella casa famiglia, un’altra amica psicologa vuole essere tenuta aggiornata sul progetto. I fili cominciano a diventare tela.
Manca poco alla prima lezione e incomincio a riflettere se sono in grado di lavorare con donne che hanno un immaginario di colori e pattern derivanti da una cultura diversa dalla mia. Il bello del tessere è esprimere il senso tattile e il senso del colore e imporre la propria sensibilità sarebbe mortificante…lavoriamo sul colore e sul loro significato. Primo incontro con Sandra, Francesca, Svlata e naturalmente Federica. Personalità diverse e diverse timidezze ma quando parliamo del colore ognuna ricorda quale le da gioia, quale è usato nella propria cultura per esprimere l’amore, la tristezza, la potenza di un re, il rango sociale. Qualcuna ricorda la propria nonna o la propria madre tessere ed anche una visita a sorpresa di Silvia Dolfini con esempi tessuti da sua madre ed i suoi ricordi contribuisce ad annodare altri fili, a tessere altre storie.
Gli incontri si susseguono, si impara un nuovo linguaggio e iniziano anche le prime difficoltà. Bisogna contare, misurare, dividere, moltiplicare, disegnare, fare e disfare ma iniziano anche le risate, i racconti, le prime piccole confidenze e la condivisione di pensieri e il rito del tè e del caffè con i biscotti e la seconda sorpresa: le “mie” ragazze sono incredibili. Incominciano a progettare, ad ideare manufatti, navigano nella rete per studiare esempi e soprattutto mi sembra vengano sempre con più entusiasmo anche se il loro sorriso ed il loro pensiero è spesso rivolto ai propri figli lasciati momentaneamente con gli altri bambini nella casa.
Dopo le prime lezioni di base finalmente si accingono a tessere il loro primo progetto e qui si avvera quello che speravo: è incredibile come dove sono nate, il loro immaginario, la loro cultura si rifletta nella scelta del colore, del pattern e per chi tessono. Mi sembra che il momento della tessitura per loro come per me sia il tempo che si dedica alla ricerca dei ricordi, alla memoria di donne passate e ai progetti di donne future. Il ritmo della navetta che passa il filo nell’ordito e del pettine che lo stringe libera i pensieri, li riordina e li rende più lievi.
Grazie Sandra, Francesca, Svlata e Federica.
COSA PUOI FARE TU?
Stiamo cercando in particolare FILATI di ogni genere: gomitoli di lana, cotone, lino, o misti (no acrilici). Gomitoli nuovi o iniziati, quelli che spesso avanzano in casa o in cantina… Se hai qualcosa da donare, contattaci! Per aiutarci, puoi anche effettuare una donazione, detraibile fiscalmente (con causale “Donazione per progetto “Trame di mamme” per info clicca qui ). Grazie per quello che potrai fare! |
Com’è iniziato il progetto
Più di venti anni fa il Laboratorio ebbe avvio da un piccolo gruppo di volontarie che misero a disposizione il loro tempo e il loro mestiere per insegnare ad alcune ospiti della casa famiglia un lavoro artigiano, quello della sartoria. Così tutto ebbe origine: sostenere le mamme ospiti anche attraverso momenti in cui si condivideva del tempo insieme, imparando a fare delle cose semplici come il cucito o il ricamo. Le mamme così si sentivano accolte, sostenute, amate e soprattutto potevano dimostrare di saper fare, di saper imparare, di poter donare.
Di recente il Laboratorio è tornato all’interno degli spazi di Casa Betania, dopo diversi anni in cui, con negozi su strada, ci si era concentrati sulla parte più prettamente commerciale del progetto. Questo spostamento ci dà ora la possibilità di tornare al senso originario per il quale era nato il Laboratorio, quello “stare insieme facendo” che pensiamo possa essere prezioso per le donne attualmente ospiti della casa, le quali si trovano a vivere un momento di grande vulnerabilità.
Per questo vorremmo sviluppare all’interno del Laboratorio un nuovo progetto di terapia occupazionale o, se vogliamo, di “maternage creativo”: si chiama “Trame di mamme”.
Si tratta di un corso di tessitura manuale, per 4-5 persone, in collaborazione con un’insegnante che ha generosamente messo a disposizione il suo tempo, la sua passione e le sue capacità.
L’attività di tessitura ha benefici effetti su molti livelli, dal coordinamento dei movimenti alla capacità di rimanere concentrati su un lavoro per lunghi periodi. La bellezza estetica e l’utilità del manufatto realizzato diventa sicuramente motivo di appagamento e gratificazione, ma non è il fine del lavoro, che è quello di prendersi cura di sé e sperimentarsi in un’attività creativa e socializzante.
E’ un’arte che richiede pazienza, costanza, e che permette di intrecciare, oltre ai fili, le parole, i pensieri, le storie di donne che si ritrovano a lavorare fianco a fianco. Con le mani occupate, ma con la mente libera di spaziare, di trarre forza e energia dalla condivisione, dalla vicinanza, da un momentaneo “stand-by emotivo”.